CHI SIAMO

Valori e attività

 La nostra Associazione compie 20 anni: una tappa importante che, oltre a farci guardare indietro il cammino percorso con qualche soddisfazione, non può esimerci dal porci alcune domande. Prima fra tutte: le analisi, le ragioni, gli obbiettivi per cui siamo nati sono ancora validi?

 Vent’anni fa, ispirati dalla ferma convinzione che la centralità della persona sia un valore dal quale partire per difendere la sua dignità, decidemmo di organizzarci per costruire una storia collettiva fatta di tanti protagonisti, di durezza e dolcezza, di libertà, realismo e poesia della solidarietà. Per vincere la montagna della paura e della solitudine, per contrapporre al regno della necessità quello della libertà, innanzitutto la libertà di scegliere, in tutte le fasi dell’esistenza, quando si è colpiti da una malattia, in completa autonomia, come curarci, come governare la sofferenza, e, perché no?, come affrontare la morte. In alternativa a una visione che ci vuole rassegnati, impotenti, e quindi sottomessi a concezioni  che calpestano la nostra dignità e la nostra intelligenza. Una concezione , la nostra, che considera l’autonomia, e quindi la libertà individuale, un valore di vita dell’uomo, spesso diversa e contrapposta a quella dominante, sottoposta a imposizioni e condizionamenti esterni.

 Ippocrate è un’associazione di solidarietà e di volontariato laico, l’unica esistente nella città di Torino.

 La solidarietà laica si distingue nettamente dalla carità religiosa, in particolare da quella cattolica, in quanto essa è realmente rivolta a tutti coloro che ne abbiano bisogno, senza discriminazioni di alcun genere e senza avere come secondo fine (non dichiarato, ma addirittura prevalente sulla stessa attività caritatevole) quello di “redimere” la persona aiutata e di “salvargli l’anima”, imponendogli la propria fede religiosa.

La solidarietà laica non chiede nulla in cambio a chi è in condizioni di bisogno, se non di essere una “persona”, senza aggettivi di sorta.

La solidarietà laica non giudica mai le scelte personali ed i costumi di vita di chi è in difficoltà, essa è davvero rivolta ed aperta ad ogni essere umano sofferente, senza pretendere che questi segua una particolare etica filosofica o religiosa.

Per i laici, gli essere umani sono davvero tutti uguali!

Per questa ragione a “Ippocrate” si possono rivolgere cristiani cattolici, protestanti, ortodossi, ebrei, musulmani, buddisti, seguaci di ogni setta o religione, atei, agnostici, razionalisti, scettici, indifferenti, italiani, stranieri, extracomunitari, bianchi, gialli, neri, uomini, donne, anziani, bambini, adulti, belli, brutti, portatori di handicap, ammalati di ogni genere, eterosessuali, omosessuali, bisessuali, transessuali, seguaci di ogni credo politico e filosofico: ciascuno di essi troverà in “Ippocrate” rispetto, attenzione e umana solidarietà.

L'Associazione Ippocrate si basa sul volontariato, si sviluppa su direttrici culturali di promozione sociale e di formazione, sia per gli operatori del settore che per la persona e si pone come obiettivo primario la realizzazione di un “centro” che offra, sviluppi, promuova e diffonda un nuovo concetto di salute in cui l'assistenza e la cura medica si esplichino nel rispetto dei doveri dell'Arte medico-sanitaria e dei diritti dell'uomo. Un centro in cui tutti coloro che credono nello sviluppo scientifico e culturale di ricerca di una migliore qualità di vita si pongano al servizio di chi soffre, trovando un luogo di incontro idoneo allo scambio di esperienze, al dibattito critico e costruttivo, alla crescita filosofica,. culturale e professionale, al miglioramento delle proprie capacità, che si traducano in interventi operativi capaci di calarsi direttamente nella società.

Nell'antico e sempre valido Giuramento di Ippocrate, l'Associazione intende perseguire questa missione, che ponga la persona e non la malattia al centro dell'attenzione dell'Arte sanitaria.

Tra i diversi servizi che l'Associazione presta per i propri soci vi sono i servizi di consulenza e di “orientamento", volti a suggerire i più idonei percorsi di assistenza, sia rispetto al mondo sanitario pubblico che privato, indirizzando i soci presso le migliori strutture (pubbliche o private a scelta del singolo) deputate alla cura delle varie patologie, facilitando la scelta e l'iter dell'ospedalizzazione, fornendo indicazioni rispetto alle esigenze degli anziani, dei lungodegenti, di chi necessita di assistenza domiciliare; inoltre, l'Associazione fornisce ai soci, attraverso il proprio personale volontario, assistenza infermieristica, assistenza di badanti per anziani, trasporto in luogo di cura, assistenza durante il periodo di degenza, consegna di farmaci a domicilio per anziani e disabili, sconto sull'acquisto dei farmaci e dei prodotti da farmacia, accesso alle prestazioni specialistiche dell'Ambulatorio Ippocrate a condizioni agevolate.

L’Associazione Ippocrate ogni giorno affronta le sfide sul territorio ispirandosi ai principi della solidarietà per offrire ai nostri anziani la possibilità di vivere la migliore esistenza possibile e di ottenere le migliori cure in caso di necessità. L’Associazione lavora accanto ad altre associazioni che, basandosi sullo stesso codice etico, operano nel sociale per ovviare a quelle lacune che lo Stato non sempre riesce a colmare in modo dignitoso.

Oggi sempre di più appare chiaro che il divario fra le necessità della popolazione e le potenzialità dello Stato sta crescendo. In particolar modo il processo di invecchiamento della popolazione, legato certamente al miglioramento complessivo della qualità della vita e delle possibilità di cura di patologie in tempi passati fatali, pone sempre più spesso alla nostra attenzione situazioni di vacanza assistenziale, soprattutto in quelle fasi della malattia che, non coperte da interventi sanitari strutturati e magari accompagnate da solitudine affettiva e parentale, rendono difficile, quando non impossibile, un attraversamento privo di un qualche supporto aggiuntivo. Ed è qui che entra in gioco il ruolo dell’associazionismo, che tenta di ricucire questa ferita sociale per evitare che le sacche di popolazione più deboli precipitino in un vortice di silenzio e d’indifferenza, laddove l’intervento della sanità pubblica non può e non riesce a soddisfare quei bisogni.

L’Associazione Ippocrate promuove un concetto di nuova sanità che tenga conto del benessere e della volontà dell’individuo, che deve sempre avere l’ultima parola e poter decidere della propria vita in piena libertà.

 

TEMI E RIFLESSIONI

Il processo di evoluzione della civiltà umana coincide con l’emancipazione da una visione magica e primordiale, sacrale e mistica dei fenomeni della natura e del ciclo dell’esistenza dell’essere umano (nascita, vita, malattia, dolore, morte).

Tale emancipazione si sostanzia nella conquista dell’autonomia dell’etica e della filosofia dalla religione (emblematica è a tal riguardo la figura di Giordano Bruno) e, parallelamente, nella conquista dell’autonomia della scienza dalla religione e dall’etica medesima (come testimonia la vicenda di Galileo Galilei).

La scienza, la medicina e la ricerca diventano pertanto, al tempo stesso, libere ed autonome, anzi libere in quanto autonome.

Tuttavia la scienza e la medicina, così concepite, non costituiscono una nuova religione scientista: esse non rappresentano dei fini, bensì degli strumenti, volti al perseguimento del vero fine che è individuato in un nuovo umanesimo laico. In definitiva la medicina e la scienza, libere ed autonome, non hanno contestato e superato l’integralismo religioso per cadere in un opposto e contrario integralismo scientifico e positivista.

Pertanto, al centro dell’indagine e della speculazione scientifica deve essere posta la persona umana e la sua dignità.

La persona deve essere messa in condizione, dalla medicina, di avere gli strumenti conoscitivi per esercitare liberamente le proprie opzioni di scelta, per tutto quel che concerne le varie fasi della sua esistenza, per una nascita, per una cura, per una morte responsabili e consapevoli, in cui l’ultima parola spetti sempre all’individuo e non a figure seconde (il sacerdote, il medico, la famiglia).

I temi di seguito trattati, costituiscono altrettanti argomenti al centro del dibattito nel mondo medico e scientifico, oltreché di grande attualità politica ed all’attenzione dell’opinione pubblica. Su tutti i temi trattati abbiamo sviluppato, e continueremo a farlo, iniziative culturali, stimolando momenti di discussione ed approfondimento per la diffusione di una cultura laica di tutela della salute e della dignità della persona (dibattiti, convegni, seminari).

Libertà di ricerca

La ricerca scientifica è da sempre penalizzata nel nostro paese, che è agli ultimi posti in Europa riguardo ai finanziamenti ed agli incentivi finalizzati ad una seria ricerca pubblica ed indipendente, che affianchi la ricerca privata. Di qui il famoso triste fenomeno della “fuga di cervelli” di molti fra i migliori ricercatori italiani, verso altri paesi occidentali.

La ricerca medica deve continuare a concentrarsi sulle patologie “di massa” del nostro tempo (quali il cancro e l’Aids), ma deve con la stessa intensità occuparsi delle cosiddette “malattie rare”, per le quali spesso la terapia non esiste in quanto essa non è oggetto di adeguata ricerca scientifica.

Inoltre lo Stato italiano ha addirittura legiferato in senso “etico”, ponendo divieti e proibizioni alla libertà di ricerca sulle cellule staminali embrionali, che grandi aspettative di applicazioni pratiche stanno destando in tutta la comunità scientifica mondiale, per la cura di gravissime patologie quali il diabete, il cancro, l’infarto, il morbo di Parkinson, il morbo di Alzheimer, l’osteoporosi, le lesioni della cornea, etc.

 

Bioetica

 La legge sulla fecondazione medicalmente assistita, attualmente in vigore, è frutto di una visione etica del ruolo dello Stato e rende di fatto impraticabile, per molti cittadini, una cura effettiva di quella che giustamente l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) definisce una malattia, ovvero la sterilità.

Se avere un figlio a tutti i costi non può certo essere considerato un diritto, certamente è un diritto di ogni cittadino fare ogni tentativo possibile (con i più moderni strumenti scientifici) per curare la sterilità propria o di coppia, o per avere figli sani, nel caso esso stesso od il partner siano portatori di malattie genetiche. Ciò con la legge vigente non è possibile, così come la fecondazione eterologa, realizzata cioè con gameti estranei alla coppia.

L’effetto di tale normativa è stato quello di spingere chi se lo può permettere da un punto di vista economico, ad un turismo sanitario e riproduttivo verso paesi con legislazioni più liberali.

Inoltre tale legge, (al contrario di quanto avviene in molti paesi europei), vieta totalmente la ricerca volta alla clonazione di cellule embrionali staminali (oltreché all’utilizzo degli embrioni soprannumerari già esistenti, derivati dalle tecniche di fecondazione assistita): tale ricerca renderebbe  possibile la produzione di organi per trapianto, risolvendo alla radice sia il fenomeno del rigetto, sia la drammatica insufficienza numerica di donatori di organi. Essa sarebbe applicabile a organi quali cervello, cuore, fegato, reni, occhi, pelle.

Donazione e trapianti di organi

La legge sulla donazione degli organi (legge Bindi, detta “del silenzio-assenso”) ha costituito un elemento importante per l’incremento della donazione di organi nel nostro Paese.

L’Italia, nel giro di pochi anni, è passata dall’ultimo posto in Europa, al secondo (dopo la Spagna). Ciò tuttavia non è sufficiente, in quanto a fronte di un numero importante di trapianti effettuati, esiste una lista d’attesa assai più impressionante.

Occorre pertanto infondere a tale pratica nuovo slancio.

Esiste poi la nuova frontiera, integrativa e complementare rispetto al trapianto tradizionale di organi, rappresentata dalla tecnologia di innesto di organi artificiali (cuore, organi interni, occhi, pelle, gambe, braccia, mani, piedi, muscoli, orecchio, sangue, ossa).

Contraccezione e profilassi

La diffusione dei più efficaci e moderni sistemi di contraccezione e di profilassi, incontra nel nostro paese grandi ostacoli, soprattutto di tipo religioso.

Il preservativo come sistema profilattico per la prevenzione della diffusione delle malattie sessualmente trasmesse (Aids, epatite e altre), è ancor oggi scarsamente utilizzato.

La pillola del giorno dopo (la Norlevo), che non è un farmaco abortivo, e che in Francia viene distribuita gratuitamente nelle scuole, in Italia è ancora semiclandestina ed a totale carico del paziente.

Attenzione va posta poi alle nuove tecniche di terapie ormonali, attraverso gli impianti sottocutanei di progestinici in grado di bloccare l’ovulazione fino a tre anni. Su tali tecniche, applicate in Gran Bretagna, e sugli eventuali rischi per la salute il dibattito è aperto.

Occorre poi riaprire un dibattito sulla sterilizzazione volontaria (vasectomia e occlusione delle tube), come scelta di libertà personale, per chi ritenga di non volere avere figli in modo definitivo e sicuro. In Italia tale pratica non è consentita dalla legge, che prevede il reato di lesioni personali gravi. Auspicabile sarebbe, al contrario, giungere ad un regime di legalizzazione o depenalizzazione.

Aborto farmacologico

In presenza di una legge che regolamenta l’aborto, tradizionalmente effettuato per via chirurgica (aspirazione o raschiamento), la messa a punto di nuovi ed incruenti metodi abortivi di tipo farmacologico non dovrebbe incontrare ostacoli di alcun tipo, rispetto al proprio utilizzo; tali sistemi consentono oltretutto minori costi economici (non essendo necessaria l’ospedalizzazione), minori traumi psicologici per la donna (non essendo necessario un intervento chirurgico).

Terapie antidolore

 La legge in vigore sull’utilizzo delle terapie antidolore rappresenta certo un significativo passo in avanti, rispetto ad una concezione oscurantista e salvifica del dolore, come dato ineliminabile della malattia.

Nella moderna concezione medica il dolore diventa anch’esso una patologia da curare, per la sua eliminazione o la massima riduzione, anche se ciò può determinare un più rapido sopraggiungere della morte.

In realtà, l’Italia è ancor oggi all’ultimo posto (9%) in Europa per l’uso degli oppiacei nella terapia del dolore e si riscontrano ancora numerosi insufficienze culturali da parte del personale sanitario (medico e paramedico), nonché colpevoli negligenze applicative della legge da parte delle ASL e degli Enti ospedalieri.

Occorre poi sviluppare una riflessione sull’uso terapeutico dei derivati della cannabis come strumento per contrastare gli effetti di vomito derivanti dalla chemioterapia, per lenire i dolori resistenti, per attenuare le conseguenze della sclerosi multipla.

Testamento biologico

In base a quanto detto ciascuno dovrebbe poter decidere liberamente in merito alla propria sofferenza, così come rispetto all’accettazione o meno delle terapie cui sottoporsi, senza che nessuno (chiesa, stato, preti, medici, parenti) debba violare la volontà dell’individuo.

Il testamento biologico (living will) è un documento scritto nel quale vengono riportate le ultime volontà, cioè quel che si desidera per se stessi al momento della fine, e fin dove e come si desidera che le terapie arrivino nel momento in cui eventualmente non sarà più possibile esprimere la propria volontà.

Si evidenzia tuttavia come la legge attuale sia largamente insufficiente e contraddittoria in quanto in essa viene previsto che il paziente esprima solo degli indirizzi di volontà generici  e che il medico possa avere l’ultima parola e possa agire in modo contrario alla volontà espressa dal paziente, sia pure giustificando il proprio operato.

Eutanasia

La pratica della dolce morte, nelle sue varie gradazioni, da passiva ad attiva, è depenalizzata o legalizzata in molti paesi europei e del mondo occidentale.

L’eutanasia nel nostro paese, è, da ormai molti anni, un fenomeno di massa illegale e clandestino, che viene largamente praticata, con pietoso silenzio, dai medici ospedalieri e di base, su richiesta dei pazienti terminali. Una recente ricerca della fondazione Florian indica che circa il 40% dei pazienti terminali richiede una qualche pratica eutanasia e che circa il 20% la ottiene.

Da recenti sondaggi risulterebbe che circa l’80% degli italiani è favorevole alla depenalizzazione dell’eutanasia.

CONSIGLIO DIRETTIVO

Filippo Parigi (Presidente)

Paola Gottardi (Vice Presidente e Tesoriere)

Francesca Greco (Segretario)

Rossana Fois (Consigliere)

Ignazio Pillitteri (consigliere)